La panchina e…

Domenica 19 ottobre

[…] L’Autunno, con tocco delicato, ha già bussato, puntale come sempre, alle porte dell’Estate. Ospite benvoluto, atteso. Il Sole, stanco di tirar tardi, si ritira sempre prima. Giacconi compaiono negli armadi. Qualcuno scende, di notte, solingo, a tinger d’amaranto i pampini dei vigneti. I colori, tirati a lucido, risplendono di nuova luce. Ammiro tramonti penetrare monti che non so descrivere, magia che non so dire.  Che colori meravigliosi intorno a noi… L’azzurro del cielo, le foglie dorate sugli alberi, il tappeto arancio ai nostri piedi e il rosso di un immaginario fuoco scoppiettante. I rami più alti, con ancora le foglie verdi, si sbattono in una lotta leggera; alcuni dicono di sì, altri di no: e i primi si  scontrano con i secondi, per spogliarsi più presto, flagellandoli con crudeltà, poi tutto di nuovo si placa, in una stanchezza dolce, rassegnata. Ma quando il velo del crepuscolo ricopre ogni cosa, il lamento ricomincia, e dà l’impressione che davvero la natura sia malata e non può sopportare oltre, in silenzio, il suo dolore. […] *

Quella sera, nell’aria, la frizzantezza dell’autunno cominciava a farsi sentire, eppure la temperatura era ancora gradevole… le luci soffuse del viale illuminavano il cammino e nei tratti più bui erano la luna e le stelle a farci compagnia, qui i passi e le risate sembravano risuonare più forte. Anche le Mura ed il Duomo apparivano diversi, nitidi e solitari come mai… una bambina giocava con la sua bambola senza accorgersi di essere osservata, i nostri occhi indiscreti seguivano il suo percorso, camminava trascinando il suo giocattolo, quasi a voler spazzare la polvere della strada. Nella piazza si diffondeva l’odore delle caldarroste e dei dolci caramellati, nelle montagne vicine quello del muschio, della terra, delle foglie che cominciano a decomporsi e che ricordavano il profumo del mosto e dell’uva schiacciata che comincia a fermentare. E poi le zucche, i cachi, i kiwi e tutti quei frutti che questa stagione ci regala… Arriva l’autunno. Lo si avverte già nelle strade della città alla sera, lo si respira, lo si sente sugli occhi, nei capelli, nel petto. L’aria ha un sapore umido e fresco, si sente in tutte le cose, trasuda dall’asfalto cittadino, dai cornicioni dei vecchi palazzi, i caffè hanno ancora i tavoli e le sedie allineati nelle piazzette… al loro interno,però, si riempiono di un odore di pasticceria fitto e gustoso; la gente vi si muove dentro con alacrità. L’autunno è fresco e un poco stanco e mette dei contorni netti a tutte le cose.

Quella sera era bello passeggiare…

Peccato che quegli stivali facevano male e quella panchina era un richiamo così forte… e dalla panchina al PC il passo fu breve… il tempo di arrivare a casa, entrare ed accendere le luci. 😉

… e mentre io friggevo i fiori di zucca pastellati, qualcuno cercava di convincersi a cambiare auto! ;-)))

[…]*  Rivisitazione dal web

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