Ferie Sappada (quota 1.240 slm)
2007.08.11 Sabato. Primo giorno
Partenza teorica ore 16.00 dal solito punto di ritrovo sito in zona nord-est di Castelfranco Veneto …
Partenza reale quasi alle 17 … grazie ad evidente ritardo della solita Sara … ed altre cause contingenti … 😉
Percorso stradale tranquillo. A parte qualche isolato caso di soggetto che ha tirato fuori la macchina dal garage dove risiedeva dall’anno prima, fortunatamente “superato” senza problemi, siamo riusciti ad arrivare all’albergo prima delle 20 e quindi a far conoscenza con la cucina locale … ottima prima impressione, ed anche in seguito il rapporto è stato più che soddisfacente 😉
L’impatto con la stanza e’ risultato molto positivo; siamo stati collocati al piano infinito, appena sotto le stelle, ma non c’è di che lamentarci. Come da documentazione fotografica siamo riusciti a far stare tutti e tre i soggetti nell’umile locale messoci a disposizione. Sono state necessarie dure scelte per riuscire nell’impresa, ma alla fine si è trovata la giusta combinazione. Soprattutto grazie allo spirito di sacrificio dello scrivente. Addirittura eravamo riusciti a far saltar fuori il posto per eventuali ospiti … che però, nonostante ripetuti inviti non si sono fatti vivi …
Dopo cena primo impatto con l’ambiente sappadino ed i suoi abitanti; in particolare col gatto scroccone che immediatamente si era appropriato ed approfittato del cofano della nostra auto …
Siamo poi usciti per il primo giro di ricognizione, nell’ordine:
– festa della birra (primo ed unico passaggio (molto rapido)),
– struscio sulla main street fino al centro; rassegna delle vetrine senza trovare niente di particolarmente interessante;
– ritorno con variante panoramica del mini parco della fauna alpina; alcuni daini/caprioli o affini che data l’ora se ne stavano beatamente in un angolo pensando che fosse terminato l’orario di servizio (show per i turisti curiosi di tutte le età …).
Rientrati in stanza ci siamo coscientemente preparati per la prima nottata, con calma, ordine, disciplina e tranquillità. Mancando soggetti sediziosi e sovversivi a nessuno è venuto in mente di fare scherzi o tormentare il prossimo … 😉
2007.08.12 Domenica. I Laghi d’Olbe.
Rientrati in camera rapido “allestimento” e partenza a razzo verso la nostra prima meta (era al momento quasi ignota, ma ci era chiaro che puntavamo al versante nord della vallata e si andava in salita … 😉 già un buon punto di partenza … 😉
In effetti abbiamo avuto qualche lieve difficoltà a trovare un attracco, ma alla fine, di bosco in pista (da sci), siamo riusciti a trovare la giusta via (non proprio retta, ma come avrete capito non si può avere tutto dalla vita …. neanche da un po’ più in su o più in giù a dire il vero ….;-) ).
Di bosco in bosco siamo arrivati alla prima tappa (Piani di Gront 1615), breve sosta e poi su fino al Rifugio 2000 (2002 slm). Dopo breve sosta siamo ripartiti per quella che, in teoria, era nel frattempo divenuta la nostra meta finale: i laghi D’Olbe (2.164 slm).
Il percorso per arrivarci e’ stato reso interessante da cascatelle, altre bellezze naturali e da marmotta formato famiglia vista in lontananza.
Arrivati ai “laghi” (in realtà se ne notava solo uno …), ci siamo concessi il nostro umile pasto consumato romanticamente in riva al citato laghetto montano accompagnati da spettacolo di famigliola che dava da mangiare a pesciolini e bambini che cercavano di riproporre famoso fenomeno di “camminare sulle acque”, spesso riportato dalla letteratura ed attribuito ad un ex-pescatore se non ricordo male …
Siamo poi andati alla ricerca di eventuali altri laghi ed in effetti ne abbiamo trovato un altro minore poco lontano. Su democratica decisione (tutti gli uomini erano d’accordo), abbiamo poi optato (vista la splendida giornata e il nostro perfetto stato di forma), di fare quattro (anzi uno), passi in più e spostare la nostra destinazione finale un pelino più in su, al Passo del Mulo (quota 2.356 e nome che ci ricordava qualcuno assente … non ricordo chi, ma sono sicuro del riferimento … ;-))
Il tratto per arrivare al citato nuovo obiettivo e’ stato interessante e vario (addirittura abbiamo notato (grazie alla nostra esperta in materia), i resti di una tarto-saura e scoperto che in effetti i laghetti erano perlomeno 3 …
Sul passo del Mulo abbiamo fatto una breve sosta in cui il sottoscritto ha approfittato per assentarsi qualche minutino per espletare le sue necessità fisiologiche, e nella ricerca di un posticino tranquillo casualmente è capitato un paio di selle più in là da cui si vedeva un discreto panorama ed in cui aveva già smesso di piovere (iniziato poco dopo il nostro arrivo sul passo).
Le quattro gocce d’acqua non hanno ovviamente rappresentato un problema per noi vista l’adeguata dotazione di cui eravamo forniti, si che abbiamo affrontato anche questo evento senza il minimo disagio …
Durante la fase di discesa dal passo abbiamo optato per variare il percorso del rientro sul sentiero alternativo 141 che avevamo visto in piantina e così abbiamo fatto una volta raggiunti nuovamente i laghetti che ora erano decisamente meno popolati e più interessanti …
Ci siamo quindi instradati per il citato sentiero 141 dove abbiamo anche avuto la fortuna di esser soavemente rinfrescati da una lieve pioggerellina che ci ha accompagnato per buona parte della discesa ed ammorbidendo il terreno ha dato modo ad alcuni componenti della spedizione di fare accurati rilevamenti geologici sulla consistenza del terreno … 😉
Quando pensavamo d’averlo in qualche modo saltato od aggirato ci siamo ritrovati di fronte l’ultima tappa della giornata, il rifugio ????? Monte di Ferro, da cui ci siamo goduti un po’ di viste panoramiche prima di avviarci al rientro a Sappada avvenuto sboccando alla fine del sentiero 141 proprio dalla parte opposta della cittadina rispetto a dove eravamo alloggiati. Questo ci ha dato l’occasione di farci un passaggio in centro ad ammirare le vetrine e sfoggiare il nostro look sportivo invece del solito casual che di solito sfoggiavamo per lo struscio quotidiano … 😉
Rientrati in albergo alle 19.00 circa, siamo riusciti a trovare il tempo per rassettarci adeguatamente e scendere per la cena.
Dopo cena, passeggiatina in centro e poi rientro con conclusione tranquilla ed a letto prestino (verso mezzanotte se non ricordo male).
2007.08.13 Lunedì. Sorgenti del Piave
un po’ meno reattivi del giorno prima, ma la solita leggera colazione composta da circa quattro , cinque porzioni cadauno (media aritmetica), ci ha rimesso subito in forma smagliante e dopo rapida
Fuori dall’albergo ci siamo diretti con passo deciso verso Cima Sappada; prima di arrivarci abbiamo subito notato una scorciatoia che ci permetteva di prendere subito contatto col mitico fiume Piave e di ammirare uno splendido mulino da cui probabilmente una nota ditta dolciaria ha preso spunto.
Dopo aver velocemente ammirato il mulino ad acqua abbiamo continuato a costeggiare il fiume visto che, essendo zona altamente turistica, l’azienda locale ha ben pensato di far costeggiare sia il sentiero che la strada al fiume (a dir la verità potremmo chiamarlo torrente Piave).
Bellissimi giochi d’acqua e ponticelli dove non arrivava il resto del paesaggio hanno reso interessante anche questo primo tratto di passeggiata fino al rifugio Pian del Cristo che altrimenti sarebbe stato classificabile come banale passeggiata quasi in piano su percorso “gran turismo impantanato” . Proseguendo lungo il Piave siamo giunti al rifugio Rododendro la cui attrazione turistica principale è senza dubbio rappresentata da una rara specie di mucche di colore rossiccio dotate di manubrio su cui ci siamo soffermati ad indagare. Il successivo punto di interesse è stata una postazione strategica in mezzo al bosco, che qualcuno di noi ha definito come postazione di bird-watching, altri come semplice postazione antincendio o panoramica, ma in realtà era la versione terzo millennio della casa sugli alberi di qui quo qua.
A questo punto la passeggiata si stava facendo pallosa. Acqua, sassi, sassi, acqua, … arrivati ad un ponte abbiamo notato una variante per i boschi e l’abbiamo presa. Da lì a poco la via del CAI fu smarrita e ci ritrovammo in una selva non proprio oscura, ma … fortunatamente abbiamo trovato parecchi condomini di formiche a cui chiedere informazione con dolci parole di incoraggiamento siamo dal loro stati messi nuovamente messi sulla via del CAI e siamo riemersi dalla selva oscura sulla (quasi), retta via, tanto che quando ci siamo fermati per il pranzo anche il meteo si è commosso ed è scoppiato a piangere (su di noi) dalla felicità di riaverci a cielo aperto sotto le nuvole.
In effetti qualcuno aveva anche suggerito di stazionare sotto i tavoli da pic-nic, ma poi abbiamo preferito restarcene seduti normalmente in quanto si andava meglio a lavare la frutta e a risciacquare i coltelli che non avevamo con l’acqua piovana.
Ci siamo poi soffermati ad ammirare i lampi e di tuoni sotto un alberello perché qualcuno di noi era allergico alla grandine, che fortunatamente è durata poco e a cui è seguito qualche magico raggio di sole che ci ha allietato il resto del tragitto fino il mitico rifugio Sorgenti del Piave, anche se un po’ prima di arrivarci eravamo convinti che le vere sorgenti del Piave ce le fossimo portati appresso.
Ivi giunti ci siamo dedicati alle foto ricordo e indagini culturali di rito, nonché stesura del bucato ed imitazione lucertola per poi dirigerci sulla via del ritorno questa volta seguendo la strada asfaltata….salvo qualche piccola scorciatoia qua e là. Visto che eravamo al solito lievemente in ritardo sulla tabella di marcia causa solite ritardatarie, abbiamo optato per la variante 139 che ci permetteva di mirare panorami diversi e di scavalcare la montagna invece di girarle attorno.
Mai scelta fu più felice; splendidi sottoboschi e incantevoli panorami tra le foglie e l’acqua per non parlare di uno splendido grande materasso ad acqua su cui abbiamo avuto il privilegio di camminare prima di rientrare sulla strada asfaltata su cui siamo riemersi in prossimità del mitico albergo Fasil.
Rientrati poi al nostro albergo questa volta senza il giro panoramico in piazza (perché era dall’altra parte) ci siamo fatti la boccetta e fortunatamente dopo l’esperienza del giorno prima le nostre eroine sono state più celeri e quindi siamo riusciti ad arrivare in sala quasi in orario. Dopo cena invece del solito giretto per centro Sappada, solite vetrine, niente di rilevante, nessun acquisto, dato che parte dell’organico non era in forma smagliante, siamo rimasti in albergo e visto che in sala cinema proiettavano un filmetto divertente suggerito da Sara, abbiamo così trascorsa la serata ampliando la nostra cultura con tutto quel che avremmo sempre voluto sapere sul sesso ma non abbiamo mai osato chiavare … oops chiedere.
2007.08.14 Martedì. Giro del Monte Peralba.
Obiettivo della giornata: qualcosa di “più diverso”… giro del monte Peralba. Con l’auto siamo arrivati la rifugio Sorgenti del Piave (cazzo venti minuti, forse 25, causa “Roma”, invece di tre ore del giorno prima …)
Ivi giunti abbiamo porcheggiato l’auto, ci siamo sgranchiti le gambe, le braccia, la schiena , il culo, …e poi ci siamo diretti verso il rifugio Calvi a cui siamo arrivati agevolmente dopo due giorni di allenamento. Da qui si gode di uno splendido panorama sulla valle sottostante, ma anche dei ruderi sulla sella/forcella alla sua sinistra attirano l’attenzione, sicché mentre il grosso della truppa si dedicava alla pianificazione ed allo studio del resto dell’escursione giornaliera, Paolo veniva mandato in esplorazione su quelli che si rivelavano essere veri e propri residui bellici. Visto che il nostro obiettivo era il giro del maestoso Peralba perennemente avvolto nelle sue affezionate nubi, siamo ripartiti verso il passo Sesis (m. 2375) dove ci siamo fermati ad ammirare il panorama , quattro x quattro (boby) e poi abbiamo deciso di andare a pranzare nella vicina Austria, una sella più in là (passo dell’Oregone). Siamo ridiscesi per il sentiero dietro al Peralba (134?) , che nel primo tratto non era un granché interessante, ma poi quando per redirigersi nuovamente verso il rifugio le Sorgenti del Piave abbiamo preso il sentiero ripido nel bosco dove i nostri eroi hanno potuto eseguire una serie più approfondita di rilevamenti geologici sulla consistenza del terreno risultato nettamente più “morbido” rispetto al tratto precedente 🙂 un torrente a fondo valle con un romantico ponticciolo, segnava la fine della discesa e l’inizio di quei due-trecento metri di salita che ci hanno riportati alla nostra auto. Il rientro sembrava cosa banale, ma non avevamo previsto che seppur ci eravamo liberati di “Roma”& C., sulla nostra strada avremmo trovato mandrie di Lole che ci guardavano perplesse e poco propense a darci la precedenza che codice alla mano ci sarebbe spettata di diritto. A parte questo, rientro tranquillo; solito rituale doccia + cena; abbiamo anche iniziato a familiarizzare con la proprietà dell’albergo, cosa che ci è tornata utile più tardi dopo il rientro da Cima Sappada quando qualcuno non sentendosi in gran forma ha richiesto sofisticati elisir curativi (camomilla calda), massaggi e coperte a go go … Il giretto a Cima Sappada ha rappresentato una variante all’ormai abituale struscio in centro Sappada. In questo paesino abbiamo in effetti trovato un ambiente decisamente diverso; come dire, tranquillo, molto più tranquillo, vetrine diverse, vita sociale diversa, cercando di intravedere tra i nuvoloni una qualche stella cadente. C’era anche un calzolaio ma era chiuso.
E qui… ci siamo persi in chiacchiere, dolci e tisana…
… prossimamente vi racconteremo il resto della vacanza…
Baci!! ;-)))
E’ l’articolo più lungo e non è nemmeno completato…
… oggi è il 12 marzo 2008… lo finiremo prima o poi o passeremo direttamente alle prossime vacanze!!!
;-)))))))